Cotone – dall’arabo qutun. Il nome spagnolo algodon conserva addirittura l’articolo arabo al. Il francese ha coton simile all’italiano. Il tedesco invece ha baumvolle che significa “lana arborea”, utilizzando un’immagine che era stata del mondo classico. Il vocabolo “cotone” è una parola abbastanza moderna. Nel Medioevo e, documentato ancora nel Settecento in Italia, il cotone si chiamava bombaso, bambagia, bombacis, bumbace.
Il cotone, vede la sua nascita già prima del secondo millennio a.C. in India e in Perù, luoghi dove tutt’oggi abbiamo ancora le produzioni di cotone.
Sono state ritrovate tracce ancora più recenti grazie ai geroglifici egiziani. Anche l’Egitto infatti, vanta fra i migliori cotoni presenti sul commercio mondiale attuale.
Venne poi importato prima in Sicilia e successivamente in tutta l’Europa, grazie alla popolazione araba che aveva sviluppato vari sistemi di irrigazione.
In particolare, ha visto il suo avvento in Europa con la conquista della Spagna da parte degli Arabi, che introdussero anche le tecniche di filatura e tessitura, oltre alla coltivazione che venne però interrotta a causa della famosa cacciata dei Mori (la Reconquista).
Ma non venne abbandonato l’utilizzo di cotone; il Portogallo infatti divenne il principale importatore del pregiato cotone indiano.
Poi, grazie alla rivoluzione industriale nel Regno Unito, aumentò la produzione di tessuti e filati. Questo comportò molteplici innovazioni nell’ambito della coltivazione e della lavorazione del cotone. È in questo periodo che la sua importanza inizia a diventare strategica per l’industria tessile e del fashion, grazie all’introduzione del denim, ma per sottostare ai dettami della produzione in serie, il terreno verrà trattato con fertilizzanti e pesticidi chimici ed i tessuti con coloranti al piombo e sbiancanti nocivi. Bisognerà attendere tempi più recenti per arrivare a parlare, invece, di cotone biologico, una fibra coltivata nel pieno rispetto dell’Uomo e dell’ambiente.
Cotone biologico od organico – Dall’inizio del XXI secolo sta aumentando la produzione di “cotone bio” (organic cotton), che proviene da coltivazioni assolutamente prive di pesticidi e altre sostanze chimiche capaci di alterare la qualità del tessuto. Malgrado l’apporto positivo alle dinamiche ambientali e il sostegno offerto da numerosi brand che lo utilizzano nelle loro collezioni, il cotone biologico resta una quota marginale (0,5% nel 2017 – fonte: ICEA) della produzione globale di fibra, ma negli ultimi anni è aumentato a ritmi sostenuti specialmente in Europa (Inghilterra, Germania e nei paesi Scandinavi), dove la difesa del consumatore verso l’esposizione/assunzione di sostanze nocive è più diffusa.
Nella coltivazione del cotone biologico non sono utilizzate sostanze chimiche tossiche ma si ricorre all’uso di fertilizzanti naturali, non si fa uso di defoglianti, erbicidi e si reintegra e si mantiene la fertilità del suolo con la rotazione delle colture e le erbacce sono eliminate fisicamente e controllate tramite la zappatura. In aggiunta si favorisce un sano equilibrio tra parassiti e predatori naturali attraverso pratiche colturali biologiche e insetti benefici. Vengono altresì selezionate le piante resistenti, la distruzione dei residui colturali che possono ospitare i parassiti e la regolazione dei periodi di semina e raccolta. Un dato importante è la stima dei volumi di acqua utilizzati nella coltivazione di ogni tonnellata di cotone biologico che risulta essere di circa 182 litri contro 2.120 litri del cotone tradizionale (fonte: report Textile Exchange 2017).
Esistono cotoni di diverse qualità secondo la provenienza: il più pregiato è il Sea Island, dalla lunga fibra setosa, ideale per i filati e le stoffe pregiate; il cotone Egiziano (chiamato anche Jumel o Makò), è caratterizzato dalle sfumature del colore che vanno dal giallo al bruno; le varietà di cotone Peruviano, di buona qualità, che hanno l’apparenza della lana per cui sono spesso usati in miscela con tale fibra; il cotone America detto Upland (o denominati dalla provenienza: Texas, Mississippi, Georia, Orleans) con fibra di lunghezza non superiore a 28-30 mm, relativamente grossolano, opaco, di colore tendente al bianco sono la qualità di cotone più impiegata; le varietà di cotone indiano hanno fibra ancora più corta di quello americano e sono di qualità più scadente.
I tessuti di cotone sono ampiamente utilizzati sia nel campo dell’abbigliamento che in quello dell‘arredamento.
DENIM: Denominazione di una tela di cotone molto robusta, generalmentedi colore blu, usata soprattutto per confezionare blue-jeans e capi sportivi;
CHINTZ: è un tessuto di calicò stampato, dipinto, macchiato o smaltato a blocchi di legno che ha avuto origine a India nel XVI secolo. Il tessuto è stampato con disegni con fiori e altri motivi in diversi colori, tipicamente su uno sfondo chiaro e semplice, di mano lucida.
SPUGNA: è il tessuto in puro cotone idrofilo più utilizzato per la produzione dei nostri asciugamani, teli e accappatoi. Grazie alla sua morbidezza permette di creare una biancheria da bagno che accarezza la pelle in modo soffice.
SEERSUCKER: Il seersucker è un tessuto estivo oggi realizzato alternando nella trama fili di cotone molto tesi a fili più morbidi: questo speciale metodo di tessitura conferisce al tessuto il suo tipico aspetto mosso e un po’ stropicciato.
TELA BANDERA: dalla trama regolare (può essere realizzato anche con il Lino), l’armatura è un “piccolo operato” anche se viene chiamata tela. Tessuto pesante e molto resistente.
FUSTAGNO: ad armatura diagonale o a raso. Ha una superficie molto compatta e vellutata sul lato del dritto e ruvida al rovescio.
Con il termine tessuto di cotone generalmente si intende indicare non solo tessuti fatti a telaio ma anche magline e jersey.
In aggiunta all’industria tessile, il cotone viene utilizzato anche nella fabbricazione di reti da pesca, tende, esplosivi (ad esempio la nitrocellulosa) e delle banconote in euro[9]
LAVAGGIO:
I capi di cotone bianco si lavano preferibilmente a 60°, (in caso di necessità per motivi igienici si può arrivare a 90° i tessuti colorati a temperature più basse). Il cotone può essere lavato a mano o in lavatrice senza particolari problemi in quanto allo stato umido migliora la sua resistenza; occorre evitare l’asciugatura alla luce diretta del sole perché indebolisce e ingiallisce la fibra.
CARATTERISTICHE:
- È ipoallergenico
- È permeabile all’aria
- Tampona il cattivo odore del sudore
- lascia sulla pelle una sensazione di freschezza.
- È molto resistente
- E’ igroscopico: assorbe bene acqua e sudore
- Lavaggio consigliato a 60°fino ad un massimo di 90°per l’igienizzazione del tessuto
- Non va asciugato direttamente al sole in quanto potrebbe ingiallire
COME RICONOSCERE LA QUALITÀ DEL COTONE:
Si può distinguere dalla lunghezza delle fibre, ovvero più lunga è la fibra, migliore sarà il cotone. Ovviamente anche altri fattori aiuteranno nel capire la qualità del tessuto: il colore, la morbidezza, la finezzae la resistenza.
In sintesi, il cotone è un tessuto versatile e ampiamente utilizzato che offre comfort, traspirabilità e facilità di cura. La sua presenza nella nostra quotidianità è evidente nell’abbigliamento, nella biancheria da letto, nell’arredamento e nell’industria medica. La sua importanza economica e sociale lo rende un elemento fondamentale nella nostra vita di tutti i giorni.